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mercoledì 8 aprile 2020

I gemelli Furlan

Il segretario corse nella stanza in cui il suo signore riposava.

- Domando scusa, Signore, stanno tornando!

L’altro sobbalzò.

- Stanno tornando? Quanti sono?

- Trentacinque, solo trentacinque, Signore, e impiegheranno tempo; marciano a piedi, hanno perso tutti i cavalli - così precisò il segretario.

- Mio Dio! Qui ci vuole molta calma, Dio che disgrazia!… Tuttavia la città deve sapere, sì! ... Che la città sappia dunque! Informate il banditore!

Da tutt’altra parte, dopo la cruenta battaglia, trentacinque baldi uomini rientravano in città. Al comando era il noto condottiero Oldebrando Zurlin, tanto temerario quanto bizzarro.

- Aaaalt! - intimò a un certo punto, e tutti gli altri si fermarono.

- A quest’ora il signore sarà stato informato del nostro ritorno e tra poco tutta la città si preparerà ad accoglierci. Tuttavia non possiamo rientrare così… Occorre trovare un carattere, un’idea che renda questo nostro rientro unico perché rimanga scritto per sempre nella storia della nostra terra!

E tutti gli altri esultarono.

- Consigliere!

Esclamò Oldebrando e l’altro si avvicinò.

- Cosa si può fare?

Il consigliere suggerì qualcosa all’orecchio del suo condottiero.

- Però…

Giudicò dopo aver udito.

- … Mica male!

E comunicò l’idea agli altri, compresi Orino e Traldo Furlan, i gemelli.

Orino non fu troppo convinto dell’idea che ne avrebbe immortalato il rientro, non lo entusiasmava affatto. Così, tanto per non suscitare l’ira di nessuno e soprattutto quella del capo, si confidò col fratello, tenendo bassa la voce.

- Io non lo faccio!

- Ma sei pazzo?

Replicò Traldo.

- No, io non entro in città in quel modo, avessimo i cavalli pure pure…

- Non fare lo scemo, quello ti scanna!

- Lo scemo lo farai tu se accetterai di rientrare con quella corsetta sulle punte, sollevando leggermente le ginocchia, con le spalle rilasciate e coi pugni stretti e protesi di un poco in avanti all’altezza della cintola. Non siamo mica ubriachi per Giove!

- Tu non sai quello che dici, fratello mio!

- Adesso mi fai arrabbiare! Almeno ammettilo che è una boiata, servo che non sei altro!

- Non ricominciare con quella parola!

- Se no?

- Se no ti spacco la faccia!

- E provaci fratello, dai che ti riduco come la settimana scorsa!

Si allontanarono al di là delle siepi e se le suonarono di santa ragione.

Nel frattempo, e cioè mentre i gemelli si picchiavano, la truppa riprese il viaggio, nella forma stabilita, verso la città in trepidante attesa.

I gemelli intanto, pesti, confusi e sfiancati, si avviarono lentamente più tardi, tenendosi in piedi l’uno con l’altro. E quando giunsero a destinazione, a quanto pare, nessuno si curò di loro, dei due trentini che rientrarono a Trento sfiniti e barcollanti.

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