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martedì 21 aprile 2020

L'intervista (il senso della libertà)

Entrai prestando molta attenzione a non fare rumore, come aveva consigliato l'infermiere che mi accompagnava. Sulla porta che si chiudeva alle nostre spalle notai un crocifisso di legno con un Cristo decapitato. Guardai avanti e vidi il Vecchio, chino sulla sedia a rotelle, sembrava addormentato. L'infermiere, un poco impacciato, mi sussurrò: “Vorrei avvertirla che il Vecchio... Beh, ecco... Lui è sempre stato ossessionato da un sano e risoluto senso di...di libertà... Ecco, gliel’ho detto!”

Non capii quell'intervento, o meglio ero già ampiamente consapevole di quella cosa. Conoscevo ogni rigo delle sue “Dissertazioni sulla Libertà”, sapevo dell'ossessione e poi... “...Un genio di quella portata - pensai - non può che rappresentare proprio l'essenza stessa della libertà” e mentre concludevo il pensiero, l'altro riprese: “ Mi raccomando, lui a volte va e a volte no, capisce cosa voglio dire?".

Risposi con una contrazione affermativa del viso.

“... Inoltre, per chiudere, nessuno dovrà sapere che lui è qui, questo per sua espressa volontà. Lei è un privilegiato, se lo ricordi, sono ventitré anni che il Vecchio non parla più con nessuno! Infine, la pregherei di non esagerare. Come vede è molto, molto provato”. Mi salutò e uscì da una porta secondaria in fondo alla stanza.

Mi avvicinai guardandomi intorno. Le pareti erano ingiallite e il sole, che filtrava dai finestroni chiusi e con le sbarre, generava un inquietante disegno di luce calda che riproduceva diverse ombre: del letto, del tavolo con le cianfrusaglie e di alcune sedie sparse qua e là. L'odore dell'aria viziata era forte, acre e appena respirabile. Lo accettai quale sacrificio personale, il costo di quella esclusivissima intervista. Afferrai una sedia e la mossi con cautela sollevandola dal pavimento. La rilasciai proprio di fronte al Vecchio e lì mi accomodai, dopo aver acceso il mio registratore. Mi venne voglia di toccarlo e lo feci senza esitazione. Gli accarezzai una spalla delicatamente e lui emise una specie di rantolo. Poi sollevò il capo e così scoprì le vecchie mani lunghe e rugose che teneva vicine e più o meno all'altezza del petto. Notai subito che faceva ruotare qualcosa tra le dita, cercai di sporgermi per guardare meglio ma fui bloccato dal suo sguardo che improvvisamente si parò sul mio. Erano occhi assenti, sembrava che non mi vedessero neppure dentro quelle orbite nette e di un grigio più scuro di quello del volto. A un tratto, quegli occhi si socchiusero, come quando si cerca la concentrazione, i muscoli flaccidi delle guance si contrassero e la bocca si strinse fino quasi a sparire sotto la peluria bianca circostante. Quell'espressione durò solo una manciata di secondi, fino a che un chiaro rumore di viscere in subbuglio anticipò il basso epilogo di un prolungato “tuono” roboante che pian piano si spense rilasciando immediatamente un fetore asfissiante. Gli occhi si schiusero, si fecero vivi e profondi, l'espressione si trasformò di colpo in quella di un diavoletto gaudente e la sua bocca ricomparve in un leggero sorrisetto compiaciuto. Poi si aprì per proferire: - Ora mi sono liberato! Aspirò estasiato il suo stesso fetore, profondamente, e continuò.

- Uova sode, le senti? L'odore resta inalterato anche dopo la digestione. Sono un po' pesanti, fanno anche soffrire. Ora, però, mi sono liberato.

Seguiva attentamente il mio imbarazzo e la sofferta resistenza che opponevo a quella incredibile puzza. Riprese sghignazzando.

- Non aver paura, ih ih ih... te la caverai... ih ih ih... apprezza la mia sincerità adesso che mi sono liberato... ih ih ih... sono libero! Ih ih ih ...

Colsi l'attimo e iniziai a domandare.

- Per l’appunto, approfitto; che cos'è la libertà?

- Un effetto fisiologico, ih ih ih... Hai visto, no? Senti come puzza la libertà? Ih ih ih...

- Che cos'è la libertà?

Smise di ridere.

- Mmmm... fai sul serio, eh? Bene, te lo dico. In senso filosofico è una parola, la libertà è solo una parola che si può riempire di valore, cioè di altre parole. La più ricorrente, storicamente, è ancora la parola “sangue”... ih ih ih... poi, c’è un’altra libertà. Questa si comincia a manifestare con la maturità, diciamo. È posta all’estremo dell’esistente e richiede una gnosi coerente di esercizio quotidiano come il precedente, ih ih ih... man mano la cogli e non fa più paura...

Così dicendo protese entrambe le mani e mi consegnò lo sconosciuto oggetto con cui precedentemente stava armeggiando, la testa del Cristo decapitato.

- Vedi? Lui, tra l’altro, rappresentava la libertà... non sono stato io - disse - è stata la Santa Romana Chiesa. Hai sentito cosa ha detto il Papa? Il vero male ti sfida dentro casa, si annida dentro la Chiesa... ih ih ih...

- Cosa rappresenta per lei il Papa?

- Il capo, lui è il capo! Hi hi hi... Tu lo sai che pure il Papa si libera? Ih ih ih... Fa strano pensarci, eh?... Ma ora non c'è più tempo, ogni Papa dovrà decidere se praticare la parola di Cristo o limitarsi a fare lo statista. In perfetta libertà... ih ih ih...

- Ritorna il tormentone “Stato e Chiesa”...

- Come ieri, come sempre. Stato in difficoltà, Chiesa in difficoltà. Fuori dal vero gioco. Stiamo soccombendo, ragazzo! Tra poco potrebbe essere troppo tardi per reagire ma tu...non commettere errori! Non considerarmi per gli anni potenzialmente terribili trascorsi qui dentro. Modificando la prospettiva li considero anni esilaranti perchè, vivendo così vicini al macabro e alla follia, si perde il peso della memoria individuale, ma non lo spirito... e poi, la tragedia è sempre al confine con l'ilarità... ih ih ih... io ho scelto anche l’epilogo e mi sto impegnando molto per riuscire... ih ih ih... prometto che ti avvertirò in tempo... ih ih ih...

Non avevo colto gli ultimi spunti ed ero confuso, tuttavia, cercai di reagire e dare seguito all’azione. Per questo mi aggrappai al “mestiere”.

- Lei, precedentemente, ha citato la “memoria”. Può parlarmi della memoria?

Tirò fuori un sasso dalla tasca, lo guardò. Fece un lungo respiro e ricominciò a dire cose a ruota libera, proprio come anticipato dal bravo infermiere: “a volte va e a volte no”.

- C'è un nesso tra la memoria e il silicio, è fisico. Ora, pensare che i sassi abbiano pensieri è un semplice, bizzarro diversivo. Pensare invece che nei sassi vi siano milioni di pensieri è un’audace possibilità. Tutto è memoria! Premessa: credo che su questi muri siano rimaste impresse tutte le immagini di tutto quanto vi sia accaduto dinanzi nel tempo. Sovrapposte e conservate. Rivederle, le immagini, sarà croce e delizia dei posteri. Conclusione: io sono pazzo! Lo sono davvero? Ih ih ih... sarà bellissimo smentire, bellissimo! Vedi, esiste sempre uno Stato palese ma bugiardo insieme ad un altro Stato nascosto ma reale: la grande Menzogna e la Storia vera, quella che è sicuramente incarnata dentro questi muri, da qualche parte... ih ih ih...

- Vuole dirmi di politica?

- Volgare dimensione, ridicolo giocattolo per chi si crede immortale. Ho altro da dire adesso, però... però...

La sua espressione si modificò improvvisamente e mi sembrò di riconoscerla, di averla già vista.

- Però, prima devo liberarmi, ho bisogno di liberarmi di nuovo...

E tanto fece. Poi aspirò a fondo.

- Ancora uovo sodo! Inconfondibile... ecco, di nuovo libero!

- Continui allora, la prego, continui pure in... libertà!

- Vedi lì, quel tavolo? Sopra ci sono degli oggetti, lì vedi?

- Sì, li vedo.

- Bene, allora spostali, muovili, cambiane l'ordine o... il disordine, se vuoi. Dai!

Mossi verso il tavolo, che era più o meno a quattro passi dalla mia sedia, e mentre andavo lui riprese a parlare.

- Tu lo sai che la probabilità che la composizione degli oggetti sul tavolo si ripeta esattamente così com’è ora è quasi nulla?

- Lo scopro ora, dalla sua rivelazione. Non ci pensavo ma lo trovo interessante e... anche un po' inquietante. Ogni volta che percepisco l'infinito mi viene un brivido e anche un senso di impotenza.

- Si chiama Nostalgia Cosmica! Muovi ora! Presto, sposta quegli oggetti e poi esprimi qualcosa di sensato... Vai, vai!

Spostai gli oggetti come richiesto ma non riuscii a dire nulla, riuscii solo a produrre una smorfia di perplessità.

- Ecco, l’uso dell’espressione facciale limita l’uso quantitativo della parola. L’evoluzione naturale della comunicazione, del linguaggio e della parola, tende alla sintesi. L’estrema sintesi sarà il silenzio. Tu riesci a immaginare un mondo pieno di immondizia umana in perfetto silenzio?

- Francamente no.

- Il silenzio, l'universo finalmente in silenzio... ah, che cosa meravigliosa!

- Secondo lei, nel cosmo ci sono altre forme di vita? Insomma ci crede agli extraterrestri?

- L’idea che nel Cosmo vi siano altre forme di vita oltre noi, e molto lontane da noi, introduce la possibilità di una Genesi Omeopatica... ih ih ih...

- Bella questa! E' sua?

- È tutto mio, ogni cosa che dico è mia! Solo ora che l’ho detta è anche tua!

Mi fece con tono più duro e perentorio.

- Chiedo scusa, non volevo...

- Non importa.

- Mi dice qualcosa anche su...

Non mi fece finire, riprese a parlare e, da quel momento, parlò solo lui.

- Ma tu lo sai che il cerchio non esiste? Esiste una sua accettabile approssimazione a Pi Greco. L’Hula Hoop è fra le applicazioni più illustri del concetto. Potrei parlarti per un'ora e mezza di un colabrodo, sai che qualcuno ha intuito il colabrodo? Un'intuizione! Una pura, grandissima intuizione!...

Tra le nostre intuizioni e la realizzazione pratica di queste vi è un intervallo di tempo. Chi non sopravvive all’incremento di detto intervallo viene sovente scambiato per un profeta...Vi sono dei colori imbevibili nei bar... fare gli gnocchi a mano è una sfida istintuale estrema... Cerimonie? Massacro per i meno abbienti… la povertà è un modo di essere dell’essere che non ha scelta, ovvero un’alternativa per chi ce l’ha... Vorrei tanto conoscere l’Io che è in me, però non esce mai! Ih ih ih ... bella pure questa, eh?... I giovani sono il futuro del mondo, il loro presente è la vecchiaia e il passato è la morte... la memoria universale ha andamento circolare... Il dio della geometria si chiama Pi Greco... ad ogni fine succede un inizio...

 Continuò a parlare in libertà per circa un'ora e le cose che diceva, seppur prive di unità, sembrarono tutte di altissimo livello, perfino le più semplici. Poi improvvisamente cessò, dopo aver ripetuto per tre volte: “ad ogni fine succede un inizio”. Interrompendo il monologo ripropose quella consueta, già nota espressione. Aggiunse a mezza voce: “Lasciami solo adesso! Solo con la libertà!”. Si fermò con gli occhi socchiusi per qualche istante, come aveva fatto in precedenza e, in quella manciata di secondi, io corsi via come un fulmine e raggiunsi la porta, appena in tempo. Aprii e la richiusi alle mie spalle proprio mentre il Vecchio riavviava il “processo di liberazione” che, quella terza volta, si manifestò con una scarica di potenza inaudita. La porta tremò e anche le pareti e le vetrate. Improvvisamente iniziò a suonare l'allarme e si scatenò un gran via vai di medici e infermieri che entravano e uscivano dalla sua stanza. Riconobbi l'infermiere che mi aveva accompagnato, stava uscendo dalla mia stessa porta e aveva il volto lucido di lacrime. Allora mi avvicinai e, con molto garbo, lo interrogai con gli occhi. Lui rispose tra i singhiozzi.

- È andato, il Vecchio è andato, stavolta non ce l'ha fatta. Il cuore non ha retto e... il retto non ha cuore! Non se ne vedranno più come lui, mai più.

- Sì, sono d'accordo e ... anche molto dispiaciuto.

- Ringrazio Dio di averlo chiamato così, come lui aveva sempre sognato... libero!

- Già, credo che amasse molto liberarsi.

- Più d'ogni altra cosa.

- La libertà!

- Sì, la libertà!

4 commenti:

  1. Credo sia il massimo livello di libertà. Argomento poco delicato ma lo hai reso poeticamente eloquente. Sei fantastico

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  2. Racconto esilarante ma profondo, bravo Egale! Sei riuscito a rimanere su quella sottile linea che divide la comicità dal dramma. Mi è piaciuto molto

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