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sabato 18 aprile 2020

Contact (il dubbio)

Non credette ai suoi occhi il professor Renagto, che si chiamava così perché suo padre era balbuziente e l’impiegato d’anagrafe oltremodo pignolo. Non credette ai suoi occhi fino a che il suo fratello minore, Magrio, non varcò la soglia dello studio trascinandosi dietro la vecchia madre malconcia, la sbattè al suolo, vi saltò sopra ed esclamò:

- Lo giuro su nostra madre, è tutto vero! Sei convinto adesso?

Renagto scoppiò in lacrime e a stento replicò.

- Ma quanti ne hai visti ?

- Uno di sicuro, ma forse dentro quella cosa ce ne sono altri.

- Parlami di quella cosa! Dove hai detto che si trova?

- Che faccio, te ne parlo o ti dico dove si trova?

- Dov’è? Presto, dimmi dov’è?

- Nella cava.

- Lo sapevo, avevo previsto tutto nei miei calcoli.

- Non ci credo.

E l’altro balzò fulmineo sulla donna che era ancora spalmata sul pavimento.

- Lo giuro su nostra madre Magrio... guarda!

E gli aprì degli appunti sotto gli occhi.

- Bravo fratellone! Tu sei proprio una grande mente. Adesso andiamo! Facciamo tardi.

E corsero via, alla volta della cava. Proprio al bivio del lago Orgudossumal, incontrarono il sindaco in persona, notoriamente antipatico, sospettoso e scettico per eccellenza.

- Ehi, voi! Dove state andando?

- Digli una stronzata qualunque Renagto, tanto quello lì non crede a niente.

- Ci scappa la pipì! Contemporaneamente!

- Ah sì ? E sareste disposti a giurarlo?

Fu sufficiente un’occhiata tra i fratelli che Magrio tornò indietro di volata per far ritorno in un paio di minuti con la vecchia mamma sulle spalle. Insieme giurarono ancora.

Due ore più tardi erano giunti alla cava ed osservavano quella grossa palla incandescente venuta dal cielo e quell’esserino verdastro che girava qua e là, blaterando qualcosa in una lingua  sconosciuta.

- Ascolta Magrio! Ascolta! ...

- Ma cosa sta dicendo?

- È uno Gnuttiano! Conosco questa lingua... ascolta!

-  Gnutt Gnutt... stagnut bignutratt gnutt mignutt.

- Macragnutt gnutt mignutt stugnutt.

Azzardò Renagto un po’ emozionato.   

E come per incanto, l’omino verde si fermò sul posto e guardò verso i fratelli, disposti in alto, sul crinale artificiale.

- Bismigutt agnutt ignagnutt !!!

- Cos’ha detto?

- Se questa è la terra.

- E digli di sì.

- Scimignutt.

- Scimignutt mutt mutt !

- Non si fida di noi. Non ci crede. Vuole che giuriamo.

- Ancora?

- Sì.

- Allora digli di aspettare che corro a prendere la mamma nel bosco.

- Micrignutt nugnutt mutt mutt agnutt gnutt mutt.

E l’omino annuì.

Pochi minuti più tardi i due fratelli erano pronti per l’ennesimo, solenne giuramento.

- Sacragnutt mutt mutt dignutt sertugnattutt!

 Dissero insieme con la destra in alto e “a bordo” della povera mamma.

- Bisignagnutt !

- Ci crede ... è fatta !

- Chiedigli da dove viene!

- Dal pianeta Gnut cretino, da dove vuoi che venga uno Gnuttiano!

- E che ne so io? Sei tu lo scienziato, no? E poi io non ci credo.

- E cosa vuoi che faccia?

- Fallo giurare.

- Ma sei scemo?

- No, fallo giurare!

- Va bene. Forse hai ragione. Potrebbe anche essere un impostore.

- Già.

- Motrogugnatt mutt mutt gnignagnutt ?

- Porcognutt! Segnattutt gnagnutt! Mannagnagnutt! Mutt, magnatt mutt gnutt ignut Gnut!...

Così lo gnuttiano, visibilmente contrariato, corse dentro l’astronave, mise in moto le turbine e decollò.

-  Dove sta andando ?

- A prendere sua madre. Così ha detto.

- E quanto ci vuole?

- Se tutto va bene, più o meno trent’anni.

- Non ci credo, giura!

 E l’altro giurò. Come sempre.

... Trent’anni dopo ...

Non faceva proprio caldo la mattina del 18 dicembre.

Alle sei in punto Frenxinatra si affacciò alla finestra. Guardò fuori e sorrise. Sorrise perché lì fuori vedeva la conferma a quanto radio e televisioni avevano annunciato.

In un composto via vai magico e avvolto da una leggera nebbia decembrina, centinaia di persone si incontravano, si salutavano, si sorridevano, alitando di tanto in tanto sulle mani infreddolite e generando dei simpatici pennacchi bianchi.  Ognuno portava con sé una valigia o un pacco, una borsa da viaggio. Tutti al tempo stesso mostravano un’espressione singolare, tra la soddisfazione e il dubbio, come chi alimenta una grande speranza. Frenxinatra, che si chiamava così per una esagerata passione musicale del padre Freddaster Esposito, assisteva incantato al quel film muto attraverso la finestra, e ne immaginava il sonoro. E questo gli induceva la stessa espressione singolare, la stessa grande speranza. Lui, certo, era già alzato da un pezzo. Aveva dato una sana pulita a bottega, si era preparato il bagaglio con cura: due paia di ogni modesta cosa avesse nel modesto guardaroba, un vecchio baule tutto tarlato ricevuto in dono dal nonno paterno, Ghericuper Esposito. Una metà di roba estiva e una metà invernale: “non si sa mai”, pensava tra sé e sé... Aveva scelto comunque di indossare l’abito della festa per l’occasione, anche se puzzava terribilmente di naftalina: “tanto con questo frescolino non si sente...” continuava tra sé e sè. Prima di varcare la soglia passò dai genitori: “Povera mamma!”, rifletteva tristemente, “ È così malata... e poi lei non si staccherebbe mai dal mio bravo papà...”. Li incontrò in cucina, vicini al caminetto acceso, li abbracciò entrambi. Sua madre, molto anziana e gravemente malata, lo tirò a sé per la giacca e lo sculacciò ripetutamente:

- Ma dove ti sei seduto, Frenxinatra?

Dalla sculacciata si levò una nuvoletta di polvere bianca.

- È farina, mamma!

La donna sorrise, baciò il figliolo e lo lasciò andare.

- Volesse Iddio, figliolo!...

Supplicò.

Appena fuori dalla porta, Frenxinatra tirò un gran sospiro e si riempì i polmoni dell’aria fresca del mattino prima di lasciarsi andare in quel fiume di gente. Tutti diretti alla cava.

Alla cava, verso le sette, erano presenti qualcosa come trentamila persone, tutte in tiro, tutte con la valigia. Come spesso accade, le prime file erano state occupate da personaggi di primo rango, insomma, quelli più importanti. In tal modo, Frenxinatra, adattandosi alla situazione, si sistemò in coda, sul versante est dell’enorme cratere artificiale, zitto zitto, come sempre. Immediatamente, una buffa, simpatica, dolce ma triste e paffutella signora gli rivolse allegramente speranze e curiosità personali : 

- Che bello sarebbe! Ma sono ormai così vecchia io! Lei trova che io sia troppo ... passata?

E fece una simpatica giravolta, un poco impacciata ma di accettabile agilità. Frenxinatra rispose con un sorriso misto di comprensione e di solidarietà. E la donna continuò:

- Ma cos’è quella cosa, giovanotto?

- Quello è il più grande amplificatore di tutti i tempi signora, serve a diffondere la traduzione simultanea.

- E quei due tipi ?

- Uno dei due è il professor Renagto non so cosa, lo scienziato a cui si deve quest’evento, l’altro deve essere suo fratello, Magrio.

- Quali strani nomi!

- Già, veramente un poco strani direi.

- Ma lei come si chiama giovanotto ?

- Io... Frenxinatra signora.

- Franxinatra? Ma che bello!

- Vede, è una specie di tradizione di famiglia. E lei ? Se non sono indiscreto?

- Io?... Ah ah ah! Non la deluderò di certo. Mi chiamo Maddalenaaaaaaaaaah...!

- Caspita! Davvero singolare! Perdoni la curiosità, ma come mai?

- Perché mia madre scivolò e cadde a terra proprio mentre riferiva il mio nome all’impiegato d’anagrafe e questi sembra che fosse assai pignolo.

- E non ha accettato di correggerlo?

- Non fu possibile giovanotto, diciamo che non ci fu più il tempo.

- Non capisco.

- Mi spiego, è che mia madre, cadendo, ci ha lasciato la pelle poveretta.

- Oh, no! ... Mi dispiace tanto ... davvero ...

- Fa niente, ormai ...  mi dica piuttosto, non le sembra un po’ insolito quel tappeto laggiù per terra dentro la cava?

- Ma no! Non è un tappeto. Quella è la mamma di Magrio e Renagto, se non sbaglio dovrebbe avere qualcosa come centovent’anni.

- Accipicchia! Un prodigio della natura! Ma che senso ha?

- Diciamo che non può attendere troppo tempo in piedi e, inoltre, credo sia già in posizione, pronta per il consueto giuramento...

- Giuramento? Oh Dio! Non capisco!

- Lei non sembra troppo ferrata sui fatti che ci hanno condotti fin qui. Vero?

- Beh, diciamo che ... certi dettagli non sono mai stati il mio forte!

La donna chinò il capo per nascondere un’improvvisa, forte emozione, ma dalle paffute guanciotte passarono due lacrimoni diretti a terra che Franxinatra notò.

- Cos’ha Maddalenaaaaaaaaaah? Perchè piange?

E l’abbracciò.

- Perchè ... Diciamo che... Dopo tantissimo tempo... Ora non mi sento più sola ... Grazie Franxinatra, sei un ragazzo buono e gentile...

- Per favore... La prego non faccia così!...  Ascolti! Ora le spiego io ... Vede? Si guardi intorno. Chi ha potuto ha portato la propria mamma al seguito e lo sa perché?...

Franxinatra raccontò i fatti e la donna lo ascoltò con grande attenzione. Alle sette e trenta precise venne acceso il grande amplificatore e la voce di Renagto rimbombò tutt’intorno.

- Un due tre, prova! Prova microfono! Prova! ... Bene! Gentili signore e signori, ci siamo! Arrivano!

Puntò il dito nella giusta direzione e un’enorme palla incandescente bucò il cielo, si avvicinò rapidamente e atterrò al centro della cava.

- NOOOOOOOOO...!

Si udì fortissima la voce di Renagto.

- Sulla mamma noooo ...!

Immediatamente, la palla si sollevò per consentire il recupero della vecchia mamma.

Renagto la tirò su e la scosse con energia. La donnina riaprì gli occhi miracolosamente ed esclamò:

- Ma chi cazz’è che ha giurato?

La domanda giunse forte e chiara a tutti i presenti perchè Renagto aveva il microfono con sé. Questo suscitò una grande risata corale e un forte applauso liberatorio per lo scampato pericolo.

La grande palla atterrò di nuovo e il verde Gnuttiano ricalcò la superficie terrestre con la propria vecchia mamma sulle spalle. Come da accordi precedenti, la sbattè al suolo e giurò nella sua lingua di venire proprio dal pianeta Gnut. Renagto tradusse e la folla esultò. Inoltre lo Gnuttiano, che nel frattempo si era tenuto in contatto radio con Renagto, affermò e confermò la disponibilità ad ospitare su Gnut uno ed un solo terrestre. Il bravo Renagto forniva ai presenti la traduzione simultanea:

- Matragnutt Gnatt gnattatt mignuttat gnett gnet gnegnem gnirt...(eccetera)...

- (Traduzione) “ Come testè giurato, veniamo da Gnut, che nella nostra lingua significa Pianeta Felice. Gnut è pronto ad ospitare uno di voi. Abbiamo molto discusso e ci siamo a lungo documentati sul vostro conto, fratelli della terra e, purtroppo, devo aggiungere che, onestamente, il Gran Congresso Gnuttiano ha decretato quanto segue:

Fratelli non ancora pervenuti al livello di sicurezza, quelli del pianeta terra: bellicosi, avidi, diffidenti... E quando diciamo questa cosa pensiamo alle vostre povere mamme. Inoltre, troppo legati al profitto, troppo presi dal potere...  ”... E continuò a “troppare” per un buon quarto d’ora. Infine concluse:

-“Quindi, per tutti questi motivi, ma soprattutto per la distanza rilevata tra gli umani e l’amore, abbiamo deciso di non aprire le nostre frontiere a tutti. Apriremo solo ad uno di voi che io stesso sceglierò, accompagnato dalla propria mamma, se vorrà. Questo per venire incontro al vostro oscuro costume di prevenire l’altrui diffidenza pur di giustificare la vostra. Come ho detto, ci siamo a lungo documentati sul vostro conto, sulle vostre azioni quotidiane, sulle vostre attività, sul vostro lavoro... ” ...

E tutti quelli delle prime file levarono il capo impettiti.

- “... Pertanto, abbiamo ritenuto opportuno fondare la scelta del fortunato fratello proprio su detti elementi, piuttosto che su canoni diversi, i quali sulla terra non fondano ancora su alcuna certezza. Da Gnut abbiamo spiato un’attività magica, bellissima e molto diffusa tra gli uomini. È un’attività antica, umile e pulita, che quasi garantisce da sé l’indole stessa di chi la pratica. Essa rasenta davvero la magia, la magia che trasforma il bene in meglio. Dalle onde verdi che poi imbiondiscono nei campi sterminati, sotto il vostro dolce vento e il sole caldo d’estate; dai milioni di piccolissimi frutti che concorrono a generare vere e proprie montagne di un candido bianco, fino alla fusione nei Due Elementi: l’acqua, regina che dona la vita alle forme, e il fuoco, che le rende fragranti e profumate... ”

Lo gnuttiano fece una lunga pausa, quasi ad anticipare l’importanza attribuita al seguito.

- “… Noi vogliamo il vostro pane su Gnut, fratelli. Per ora solo questo e nient’altro. C’è forse tra voi un fornaio panettiere, fratelli?

Vi fu un lunghissimo attimo di silenzio. Poi si levò un altrettanto lungo “Ooooohhhh” di delusione da parte delle prime file che, subito, uscirono di scena. Tutti gli altri, invece, si guardavano intorno in silenzio e fermi sul posto. Tutti tranne uno.

Infatti, dalla folla, avanzò timidamente Frenxinatra. Entrò nel cratere e si avvicinò all’amico venuto da lontano.

- Io... io, modestamente, sono quello che vuoi.

Balbettò emozionato.

- Gneh, gneh gneh gneh... - Sorrise soddisfatto lo Gnuttiano- ... Gnatt gnatt gnoiuoiatt gnett gnuttatt?

- Che ha detto?

Domandò Frenxinatra rivolto a Renagto.

- Che se vuoi ti è concesso di portare tua madre con te.

- Ma io... io non...

Frenxinatra non concluse, ebbe improvvisamente un’idea folgorante, si avvicinò al microfono di Renagto e urlò:

- Maddalenaaaaaaaaaah !

La vecchia donnina si precipitò in un baleno e si avvicinò al giovane amico. Questi gli strizzò l’occhio e l’altra lo abbracciò forte forte.

Il verde Gnuttiano osservò attentamente quella scena con l’espressione di chi, comunque, aveva mangiato la foglia; infine, si rivolse a Renagto.

- Matrugnatt gnett gnett riugnettet gnignettat gnutt gnett (eccetera) ...

- (Traduzione) “ Il nostro amico extraterrestre è sicuro che tu darai prova di essere un bravo fornaio panettiere, ma hai già dimostrato di essere un uomo buono e generoso, degno del Pianeta Felice, dove l’Amore è l’energia che tutto muove. L’Amore che molte forme reali ha assunto nel corso dei secoli, dei millenni, dei mondi ... ”

Frenxinatra si sentì addosso un forte brivido di commozione e ringraziò, accennando un inchino.

Due minuti più tardi la grande palla era di nuovo nel cielo e sfrecciò via lontano, accompagnata dal lunghissimo applauso della folla commossa, profondamente toccata da quell’incredibile scena, malgrado la delusione.

Renagto e Magrio abbracciarono fortemente la mamma. Piangevano di gioia e si lasciarono cadere sulla ghiaia. La mamma, incredula, subito approfittò. Si lasciò rotolare sui dorsi dei figli e poi si sollevò, lentamente, sulle magrissime gambe... Ci fu un’ovazione da stadio. Prese il microfono e ... Solennemente, giurò! Giurò di non aver mai provato un’emozione più grande della soddisfazione di farlo sui propri figli, per la prima volta in centovent’anni di durissima vita.

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