Nella potenza delle cose dette e tramandate vi è, fra
molto altro, che alla base di alcuni “misteri” operi “la tecnica”, “una
particolarissima tecnica” (dal greco τέχνη [téchne], "arte", nel
senso di "perizia", "saper fare", "saper
operare", “ben disporsi”).
“ Per procurarmi una dimensione soddisfacente di abbandono devo lavorare bene. Ormai non ho più dolore, poiché il mio corpo è il dolore. Quello che deve accadere fra poco accadrà ed io vorrei che fosse come il sipario di una memoria forte che da adesso in poi si deve costruire. Ma non è giusto dire “io vorrei”. Io voglio! Sì, così va bene.
Spero che il corpo regga ancora come dovrebbe, ma ho bisogno di un
po’d’aria. Bene, ecco, comincerò proprio dall’aria. Per questo mi tornerà il dolore.
Devo appoggiarmi forte sui polsi per aprirmi. È il primo dazio. Che sia! Urlare prima del dolore! Urlare prima del dolore! Urlare prima del dolore! Ora! Aaaah!… Adesso devo saper amministrare l’aria. È bellissimo respirare. Bellissimo. Devo andare avanti.I colori, non li distinguo. Andare avanti. Non vedo molto bene ma posso ancora intuire. Ecco, vedo alcune sagome. Devo
colorarle. Bene. Sono bellissimi i colori. Li generano gli occhi e la luce. Uno più uno
genera uno. La luce. Così ce la faccio. Così va bene. Ma cosa accade? Sta piovendo. Questa è acqua. La riconosco perfino mescolata agli strazi salati. È bellissimo sentirla in questo siero doloroso, mentre scivola sulle
labbra. Il solo odore mi disseta. Meravigliosi i sapori e gli odori in questo istante. Non devo cedere adesso. Devo rimanere concentrato. Sento la gente che sfolla, le voci che si allontanano, le voci di molti
uomini. Gli uomini… possono essere meravigliosi anche gli uomini… E le voci ora generano musiche e colorano l’aria aumentando la forza dello
spirito che è in loro e che li contiene. Sono qui per sperimentare ed esprimere la potenza di tutto questo. Non lo devo dimenticare neppure per un istante. Tutti siamo qui per la stessa ragione, però… devo concentrarmi di nuovo. Devo amare fortemente tutto quello che ho pensato finora. E lo amo
fortemente senza sforzi né dolori. È stato semplice. Va bene. Una vita può essere meravigliosa. Ho ancora bisogno dell'aria. Non so se ce la faccio stavolta. Il bisogno è forte perché la memoria dell’aria è molto presente, in forma
di pura potenza assoluta. E questo è un bene poiché proprio quel bisogno è la
forza che mi risveglierà. Ho fatto proprio un buon lavoro. In pochissimi attimi. La durata di questo
tuono nell’aria. L’aria… L’acqua… Il profumo di questa terra. I colori
abbracciati, il sapori indistinti, gli amori leggeri e assoluti. Ora viene la parte più importante. Finire da uomo... Andiamo! Sento il cuore nelle orecchie. Ho paura. È normale ma ho paura. Ho fatto un buon lavoro ma ho paura. Aiuto! Aiutate quest’uomo! Aiutatemi! Ho paura! ... ... Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”
...
Dopo tre giorni, richiamato dalla potenza, si risvegliò.
Egale, in questo tuo racconto c'è tutto: narrativa, poesia e filosofia. Che posso dire? Bravissimo.
RispondiEliminaGrazie
Elimina