“… Va bene, come vuole, ora glielo ripeto …”.
Sebbene un po’ seccato, ricominciai il racconto dei fatti, dall’inizio.
“Sono entrato nella stanza sbattendo forte la porta alle mie spalle. Ormai avevo deciso!
- Chi va là?
E le due ombre (poiché in due erano) hanno frenato e, d’istinto, alzato le mani. Avranno pensato che impugnassi una pistola.
- Venite sotto la luce! Molto lentamente! – ho intimato, facendo la voce un poco grossa. Loro hanno eseguito e si sono avvicinati.
- Chi siete? E che cosa fate in quest’albergo?
I due, che alla luce mi sono sembrate due facce tranquille, prima si guardano a vicenda e poi tentano di farfugliare qualcosa che però non mi giunge chiaro.
- Parlate più forte! Non sento!
Aggiungo perentorio e, finalmente, i tizi rifarfugliano più forte, come da richiesta.
- Ma avrò guardato bene proprio dappertutto?
Questo mi sono detto.
- Minchia!
Ho pensato in un dialetto caro, seppur non mio.
- Minchia!
Ho esclamato successivamente, pur mantenendo bassa la voce.
- Siciliano?
Odo improvvisamente alle mie spalle. Mi volto e scorgo una gran bella donna, velata ma visibile, i veli erano trasparenti. Una donna mora sui trentacinque, coi tratti orientali, bellissima.
- Di Catania o di Palermo?
Aggiunge lei con dolcezza. Ed io...
- No! Non sono siciliano… Era tanto per dirla in un’altra maniera... quella cosa…
- Quale cosa?
- Beh, quella cosa lì che allude a… Mah! Le chiedo scusa signora io…
Ho fatto per porgerle la mano ma quella l’ha afferrata e l’ha leccata con fare diabolico. Sono rimasto impietrito.
- La dica ancora… quella cosa lì… signor…
E così dicendo mi ha toccato con una carezza molto sapiente, può facilmente immaginare dove.
- Sono un poliziotto, signora e, in questa situazione qui… ci potrebbero… per favore si fermi!
- Mi chiamo Hamba e sono straniera, signor poliziotto. Ragion per cui, se volesse assumere l’incombenza di controllare il mio permesso di soggiorno… Oh, che sbadata! Si dà il caso che quello io ce l’abbia in camera e quindi …
A quel punto, una voce femminile risuona dagli altoparlanti in filodiffusione.
- Attenzione! La signora Hamba è desiderata in sala lettura! Attenzione! La signora Hamba è desiderata in sala lettura!
La signora corre via regalandomi un’occhiata accattivante e sussurrando il suo numero di stanza:
- Duecentotrentatré...
Sono rimasto imbambolato per qualche istante, poi sono tornato in me.
- Sono mesi che qualcuno non mi usa tenerezze. Grazie - mi fa, e poi riprende - ora dobbiamo andare a salvare mio padre. Mio padre è il dottor Ferzettini.
- Ferzettini è tuo padre?
- Sì. Facciamo presto per favore!
- Ma allora il dottore non è…
- No! È ancora vivo, ma molto malato ormai. Lo hanno tenuto segregato per tutto questo tempo questi assassini! Io ho cercato di… di… ma loro mi hanno scoperta e mi hanno fatto prigioniera... anche me... e da allora hanno costretto mio padre a fare i suoi esperimenti sugli uccelli minacciando di uccidermi.
- Dov’è, dimmi? Dove tengono tuo padre?
- In sala lettura! Nel passaggio nascosto dietro le ante di una cristalliera. Faccia presto! La prego, è molto malato.
- Ma chi è il responsabile di tutto ciò? Chi?
- Non so chi… ma so che Hamba…
- Hamba è quella donna della duecentotrentatré?
- Sì! Quella è il demonio in persona! Lei e quei due inservienti muti! Credo che stiano alle dipendenze di un’altra donna, Rabah la siriana!
- Rabah? La multimiliardaria Rabah, detta la principessa?
- Sì, proprio lei!
- Porca puttana!
- Sì, è vero!
- Vero cosa?
- Quello che ha detto…
- Che ha detto chi?
- Che ha detto lei, sulla principessa.
- Ma io non ho detto niente sulla principessa…
- Ah, mi scusi allora… Mi era sembrato che la conoscesse bene… Ma faccia qualcosa ora, la prego!
- Ascolta bene! Tu stai qui e chiuditi dentro. Io vado in centrale a chiedere rinforzi. Vedi, sono qui per mia iniziativa e senza autorizzazione. Adesso però, sulla scorta di quanto mi hai rivelato, andrò, otterrò il mandato e…
- E…?
- E tuo padre sarà salvo! Stai qui, sarai al sicuro! Questione di minuti, prometto! ”.
...
- ... Questa è l’ultima cosa che le avevo già detto, comandante!
- Beh, ispettore... lei certamente si rende conto che quanto mi ha esposto sia davvero singolare. Sono assolutamente convinto che il giudice non autorizzerebbe un mandato con questa versione.
- Ma lei almeno mi crede?
- Beh…
- Beh cosa?
- Veramente… non è proprio credibile... faccio fatica io, figuriamoci un giudice ...
- Ah, è così? Bene! Sappiate che lì dentro ci sono delle persone in pericolo e che quel luogo è una fucina di pervertiti maledetti!
- Si calmi per favore! Andremo a fare un controllo ma non come dice lei, caro ispettore…
- Potrebbe essere troppo tardi! Queste organizzazioni sono meteore, oggi agiscono e poi spariscono. Vede, forse si saranno insospettiti, potrebbero sentirsi scoperti. Forse…
- Non insista ispettore! Troppi “forse”! Ci vogliono le prove!
- Come vuole lei comandante, ma…
- Nessun ma! Ora la smetta! Ho detto che qualcosa faremo, ci devo pensare...
- Io l’avverto! Lei sta mettendo in pericolo…
- Ma come si permette? Basta così! Mi dia il distintivo e l’arma, immediatamente! Lei è sospeso! Da ora! E guai a lei se proverà a rientrare in quell’albergo! È uno degli alberghi più prestigiosi della città, per Dio! E i proprietari sono persone ... molto in alto, per capirci. Lei stia lontano da quel posto e adesso... prego, esca da questo ufficio immediatamente! Arrivederci!
Sono trascorsi molti anni da quella bufera con il comandante.
Ho lasciato il corpo di polizia sbattendo più porte e con la nausea in gola.
- Ehi ehi ehi ! Fermo lì! Che cosa hai detto? Che cos’era quella filastrocca?
Resta muto per qualche secondo, giusto il tempo necessario per rendermi conto di quanto davvero incredibile sia il fatto a cui sto assistendo.
- Questa è la conta! Serve per decidere chi fa il palo e chi si nasconde.
- Bene, va bene... E come l’hai imparata questa conta?
- L’ho imparata da mio padre. Lui è il comandante della stazione di polizia del Tornello.
- Ah...! Ma guarda tu che coincidenza! Tu sei il figlio di quel ... mmm ... del comandante De Fonzis?
- Sì! L’ho imparata quando sono andato a trovarlo in ufficio. Ci vado spesso a trovarlo. Lui fa questa conta tutti i giorni con i colleghi per decidere chi deve offrire il caffè. E alla fine, tutti ridono... Ma tu come lo conosci?
Mi viene voglia di spaccare il mondo per la rabbia, tuttavia, mi limito a rispondere mantenendomi garbato.
- Eh, una storia lunga, lasciamo stare...
Faccio un respiro profondo per necessità. Poi mi rivolgo ancora al ragazzo che continua a fissarmi un poco interdetto, come anche tutti gli altri.
- Comunque, tuo padre deve aver capito male e, purtroppo, non solo lui, a quanto pare. La storia non è andata proprio così giovanotto. Io c’ero in quel posto maledetto, io c’ero! Le civette, in realtà, facevano... diciamo... facevano l’amore “sulla” figlia del dottore e non “con” la figlia del dottore, capito? Gli uccelli si accoppiano tra loro e non con gli umani! Ragazzi, io c’ero! Vedete, i fatti si svolsero in un modo davvero molto complesso e se voi avrete un po’ di pazienza io potrei dirvi come. Così, tu potrai riferire la versione reale a tuo padre e anche comunicargli che te l’ho detto io...
Lui continua a fissarmi ma, con qualche dubbio in più nello sguardo.
- Dai signore! Facci giocare in pace, su! Allora, Giacomo al palo e noi ci nascondiamo. Pronti... Via!
E si disperdono di corsa in tutte le direzioni. Tutti tranne Giacomo, il palo.
Ciao Egale, tra i racconti letti questo è quello che più degli altri mi ha coinvolto. Il depistaggio del lettore (io nell'occasione) è secondo me l'ingrediente segreto speciale.
RispondiEliminaDevo ammettere che per assonanza mi cominciavano ad essere famigliari i nomi che hanno poi generato il senso del racconto ma certo non li associavo alla filastrocca che, penso, tutti almeno due volte nella vita abbiamo sentito!
Effetto del racconto...
...0,76 secondi di silenzio con gli occhi fissi sulla pagina, istantaneo accenno ad un sorriso in crescendo fino a diventare una vera e propria "risata d cor" man mano che il mio cervello metteva in ordine ciò che Tu hai mischiato.
Sai cosa c'è però di incredibile? Dopo aver letto il racconto, la filastrocca, prima solo un insieme di parole quasi senza senso è diventata una specie di immagine dei tre criminali e del loro crimine.
Dovesse un giorno capitare di dover fare "la conta" certamente mi verrebbe...
..."passa Paperino con la pipa in bocca, guai a chi la tocca..."😂😂😂😂
Grazie, mi è piaciuto parecchio.
Al prossimo racconto Egale...
Grazie a te Alfonso.
EliminaVidi una rappresentazione di questa filastrocca a disegno tempo fa e mi lasciò stupito del fatto che molte volte diamo poco conto alle parole. Dopo questo racconto avrò un immagine ancora piu surreale in mente ogni qualvolta che la ascolterò.
RispondiEliminaGrazie Pennalesta.
EliminaEgale, la tua smisurata fantasia mi ha fatto tornare alla mente una vecchia filastrocca dei nostri nonni, Dindolò Catena. A me è sempre sembrata "normale" per abitudine, ma quando un giorno l'ho cantata a Tommaso piccolissimo, mio marito, da buon romano, è rimasto sconvolto �� A volte le filastrocche per i bambini nascondono una crudezza quasi incomprensibile. Un saluto e complimenti, da grande dovresti fare lo scrittore
RispondiEliminaGrazie Flavia. Hai ragione sulle filastrocche.Terrò conto del consiglio. Ti consiglierei anche di leggere "I gemelli Furlan". Più o meno stesso genere. Abbraccio
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