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sabato 2 maggio 2020

Quo vadis (relatività)

Molto spesso alcuni fatti che si vedono, per esempio nei film, suscitano uno strano senso di sconforto nello spettatore perché ritenuti inverosimili o impossibili.

Talvolta invece certi fatti che si verificano nella realtà…

Era il 20 di settembre di un anno bisestile, una serata mite con un leggero vento di scirocco. In casa Zangarini c’era la solita tranquillità. Lei, Elibertasia, stava preparando la cena. I ragazzi, Giangianni e Primulosa, accarezzati dal delizioso profumino della cottura, attendevano pazienti e ben consapevoli della bontà del cibo. Lui, invece, il professor Demoraldo Zangarini, titolare della cattedra di Fisica dell’università di Grevionùkaz, ricercatore di fama mondiale e Presidente Emerito del gruppo di ricerca d’avanguardia degli “Scettici della Relatività”, leggeva il suo giornale, anche un poco distrattamente, per la verità. Saltava con lo sguardo da una pagina all’altra, come se stesse cercando qualcosa che non trovava. Finì per innervosirsi. Richiuse il quotidiano e lo fece volare fino alla mensola più vicina.

- Basta per oggi! - Esclamò. 

Si alzò dalla poltrona e, rivolto a tutti, disse:

- Vado a comprare le sigarette!

- Fai presto però che è quasi pronto. Non fare che, poi, ti dimentichi di tutto e tutti, come al solito, con quella testa sempre fra le nuvole. Mi raccomando!

Così esortò Elibertasia.

Ma lui non tornò, né quella sera né la successiva. Non tornò più. Le ricerche furono immediate ed estenuanti. Per mesi. Per anni non si rilevò traccia alcuna del Professore.

                                                …Vent’anni dopo…

L’anziana Elibertasia stava preparando la cena per i suoi ragazzi, i relativi consorti e la folta schiera dei nipotini affamati quando, inaspettatamente, si udì un noto rumore in zona ingresso. Poco dopo la porta si aprì.

Demoraldo entrò nel salotto dove tutti gli altri si erano riuniti a giocare coi bambini. Un improvviso, totale silenzio accompagnò il professore fino alla sua poltrona che, per espressa volontà della consorte, stava ancora lì, in quel punto preciso. Ma c’era anche dell’altro: Demoraldo era rimasto tale a quale, perfino negli abiti; indossava gli stessi con cui era uscito. Era rimasto l’uomo distinto e brizzolato sui cinquantacinque, inalterato, proprio come era vent’anni prima. Avanzò eludendo tutti i presenti ammutoliti, bambini compresi. Avanzò deciso, guardando solo avanti. Sedette sulla vecchia poltrona, estrasse una sigaretta dal pacchetto e l’accese.

- Eccomi cara! Sono tornato! Visto? Una volata!

Urlò a piena voce rivolto verso la cucina dove Elibertasia smise istantaneamente di mescolare la salsa e, alla meglio, si diresse in salotto. Alla vista del marito impallidì, si lasciò andare sul divano, seduta, in apnea... mentre l’altro, completamente assorto nel proprio vezzo, tirò una boccata profonda lasciandosi avvolgere dal fumo bianco.

- Non c’è niente meglio di una sigaretta per accompagnare l’attesa di una buona cena.

Aggiunse. 

1 commento:

  1. Grazie Egale,mi fai riflettere...il tempo esiste oppure è una categoria della mente?

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