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venerdì 15 maggio 2020

Pasquale II (Pie Postulatio Voluntatis)

Era il 15 febbraio del 1113.

Alcuni sommi prelati si intrattenevano a dialogare coi rappresentanti di un Ordine cavalleresco che richiedevano un formale riconoscimento da parte dell’autorità religiosa.

Si stava aspettando il pontefice, Papa Pasquale II, “romagnolo” d’altri tempi, che lo storico medievale normanno Guglielmo di Malmesbury definì "uomo che non mancava di nessuna qualità". Di solito si presentava puntualissimo agli impegni formali, tuttavia, quella volta, era in forte ritardo e questa cosa suscitò qualche preoccupazione fra i presenti. Così, mentre ci si interrogava sui motivi di quel ritardo, un prete fece irruzione nella grande sala con una corsa frenetica e rumorosa. S’accostò all’orecchio del Cardinale più anziano e bisbigliò:

- Il Papa sta male…

- Il Papa sta male! - urlò immediatamente il porporato scatenando un putiferio che generò un fuggi fuggi indescrivibile. Vi furono perfino una decina di feriti che, purtroppo, rimasero nella sala fino al giorno seguente, quando furono rinvenuti dagli addetti alle pulizie.

Pochi istanti più tardi un fiume di gente s’era assestato nella stanza in cui il Papa, ancora nelle vesti da notte, si contorceva sul letto emettendo urla strazianti di chiara sofferenza e, malgrado la veneranda età, abbattendo gli inservienti che gli ruotavano intorno nel tentativo di bloccarlo, con pugni e calcioni involontari.

- Dio Santo! Mai vista una cosa del genere! Qualcuno chiami un dottore! - esclamò un giovane prelato, e subito un inserviente corse via per eseguire.

- Mio Dio! Ha il demonio! Riconosco questo calvario! Sua Santità è posseduto! - ammonì un altro parroco terrorizzato.

- Presto un esorcista! Ci vuole un esorcista! Che si chiami un esorcista!

Si creò una certa agitazione per chi dovesse andare a chiamarlo, l’esorcista. Vi fu un rapido gioco d’occhiate, tutt’intorno, che durò solo pochi attimi. Poi gli sguardi degli astanti conversero in un medesimo punto: il prete che aveva dato l’allarme per primo.

- Andrò io! - gli parve giusto asserire ma, più che altro, lo faceva per dare un po’ di tono alla perpetua obbedienza di cui era storico depositario suo malgrado; avrebbe voluto fare altro, molto volentieri.

- No!

Si udì all’improvviso. E uno dei rappresentanti dell’Ordine, un cavaliere, si fece avanti tra la folla giungendo fino ai piedi del letto.

- Guardate!... - riprese immediatamente, mentre gli altri ora tacevano incuriositi.

-… Guardate quel suo movimento continuo delle braccia e delle mani!

- Io non vedo niente di strano - dichiarò un cardinale che era dalla parte opposta.

- Neppure io…- aggiunse un altro e poi un altro e un altro ancora, mentre il povero Pasquale II si contorceva e urlava come un ossesso devastando coperte, cuscini e materassi. Allora il cavaliere intervenne di nuovo.

- No! Guardate bene! Secondo me è nel pieno di una crisi isterica dovuta a…

- Al diavolo! Ha il diavolo! È certo! - interruppe un cardinale con un tono più che determinato.

- Sì, qui ci vuole proprio un esorcista! - assecondò un altro. Ma il cavaliere decise di dissentire.

- No! Per favore, ascoltatemi! È solo una crisi dovuta ad altra ragione! Ne sono certo!

- Quale altra ragione?

Domandò uno dei porporati posizionato più in fondo.

- Sospetto che sia per... il prurito! - aggiunse il cavaliere.

- Ma cosa state dicendo? Vi rendete conto? - ammoniva il segretario personale del Papa.

- Certo che sì! E oserei dimostrarlo, col vostro permesso. In media un Papa svolge il lavoro mentale di molti uomini, con conseguente sovraccarico emotivo…

- E allora?

- Allora, molto spesso, può accadere che la mente rompa temporaneamente il proprio equilibrio naturale per accanirsi ad inseguire una forma di sollievo o, più semplicemente, una distrazione dovuta ad un banale fattore esterno e...  qui si perde il controllo, com’è per esempio per il prurito generato da una determinata causa. Irresistibile, si possono fare follie per il prurito!

- Ma allora il Papa cos’ha? - domandò il porporato più anziano scatenando così ulteriori richieste da parte di altri.

- Forse una cimice?

- Giusto! Non starà tentando di tirarsi via una cimice?

- No! Le cimici si muovono… guardate bene! È come se il poverino tentasse di grattarsi con energia proprio qui e solo in questo punto. - Così replicò il cavaliere indicando una zona della propria schiena, un poco più giù delle scapole.

- ... Vedete! È difficilissimo arrivarci…- concluse.

- Pensate quanto deve essere difficile alla sua età! - ribadì un prelato riferendosi ai tentativi disperati del pontefice e alimentando altre teorie.

- Comunque è vero!… Cerca sempre di toccarsi lo stesso punto…

- Allora, forse si tratta di una zecca!

- Possibile! Le zecche, se ti beccano, restano ancorate.

- Fanno proprio schifo le zecche!

Il Papa intanto era sfinito, i suoi balzi meno frequenti e le urla, ormai, spente. Era stanchissimo e aveva il respiro corto.

- Adesso! Cerchiamo di fermarlo adesso e verifichiamo…- concluse il buon uomo dell’Ordine che attendeva un riconoscimento ufficiale proprio dal pontefice roteante. Tutti si trovarono d’accordo a procedere in tale senso, almeno fino all’arrivo di un dottore o... dell’esorcista. In quattro, due sulle braccia e due sulle gambe, bloccarono il Papa sul proprio letto producendo una figura a forma di stella con quattro punte quasi immobili e una che ancora sferrava qualche rara capocciata sul materasso.

Un inserviente tirò la lunga veste da notte da una parte e scoprì la pallida schiena di Pasquale II.

Al centro del dorso, proprio tra le scapole, si poteva appena scorgere una macchiolina rossa che somigliava a una puntura di zanzara o altro insetto. Il buon cavaliere si fece coraggio e iniziò a grattare con energia in corrispondenza della minuscola, maledetta piaga. Il Papa si tranquillizzò istantaneamente emettendo un tale sospiro di sollievo che rivoltò le lenzuola. Rimase immobile per più di un’ora, a godersi quella fantastica grattata che, finalmente, placò gli strazi e le sofferenze. Rimase per tutto il tempo con un simpatico sorrisetto gaudente stampato sul viso, con gli occhi semichiusi ed emettendo alcuni suoni simili al miagolìo. Infine si voltò e si mise a pancia in su. Il cavaliere evidenziò subito un certo imbarazzo all’idea che che il Papa avesse voglia di farsi fare una bella grattata pure sul davanti ma, il buon Pasquale, ormai placato e sereno, si decise a parlare e, questa cosa, lo rassicurò.

- Dite, buon uomo, voi chi siete?

- Il mio nome è Gerardo Sasso, Santità, dell’Ordine dei Cavalieri ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Quest’oggi mi trovo qui per chiedervi, in nome di Dio, di concedere un pio riconoscimento ufficiale e la vostra santa benedizione proprio a questo Ordine che rappresento.

- … Mmmm… Ma certo! Che sia! Sia l’Ordine riconosciuto e riconoscibile da adesso, da questo preciso momento e che sia sostenuto e benedetto nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo…

Tutti si segnarono e insieme risposero:

- Amen.

- Cancelliere! - invocò il pontefice.

- Eccomi Santità! Dite!

- Provvedete subito a scrivere il documento ufficiale per questa giusta causa ma...

- Ma?

Replicò il cancelliere fermando la corsa proprio al primo passo. Il Papa lo fece avvicinare col gesto della mano e gli sussurrò all’orecchio di far uscire tutti dalla camera ma di trattenere il solo Gerardo Sasso. Il fedele collaboratore assecondò, fece sgombrare la folla ed invitò il cavaliere a restare col pontefice che, appena richiuso il portone, gli domandò con un certo imbarazzo:

- Nel nome di Dio, cavaliere! Anche il Papa ha una pia richiesta di assenso: prima di andare... voi... concedereste a questo uomo scampato a cotanta insolita sofferenza... il misericordioso dono di ... una ulteriore... grattatina?

L’altro assecondò subito quella insolita ma pur comprensibile richiesta papale e lo fece con un dolce sorriso cavalleresco.

Pasquale II godette ancora per qualche minuto e infine, completamente rigenerato, si rivolse di nuovo al neo Cavaliere ufficialmente riconosciuto dalla massima istituzione religiosa e disse:

- Prima di tutto voglio ringraziarvi perché avete dimostrato grande capacità e infinita sensibilità, qualità che ogni cavaliere dovrebbe possedere!

Infine, aggiunse con voce più bassa e pacata:

- Sentite, mio cavaliere… che cos’era che mi tormentava la schiena? Era forse una cimice?

Il Cavaliere fece di no con la testa.

- Dio mio! Sarà stata mica una zecca?

- No, Santità, state tranquillo! Era semplicemente una piccolissima bolla, proprio qui. Era rossa fiammante. Ma solo una bolla, Santità…

- Una bolla? Ih ih ih… Una bolla! Ih ih ih... Ma che strani prodigi accadono, talvolta, cavaliere! Bene! Questa bolla che ci lega deve essere fissata nella memoria! Io ho intenzione di intitolarla in modo tale che soddisfi entrambe le nostre... pie richieste di assenso, compassionevolmente, mio caro cavaliere! Ih ih ih... Essa si chiamerà “Pie Postulatio Voluntatis”. Oooh, che bella bolla! - concluse il Papa divertito.

Fu la bolla pontificia del 15 febbraio 1113.

2 commenti:

  1. Piae Postulatio Voluntatis
    Bel racconto e soprattutto divertente.
    Stile "Palmeriano". Buon sangue non mente.

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