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lunedì 4 maggio 2020

La ricca principessa siriana (delle cose incredibili e dell’assoluta diffidenza)

“… Va bene, come vuole, ora glielo ripeto …”.

Sebbene un po’ seccato, ricominciai il racconto dei fatti, dall’inizio.

“Sono entrato nella stanza sbattendo forte la porta alle mie spalle. Ormai avevo deciso!

Mi sono mosso nel buio, attento a non fare rumori quando, dal corridoio di fronte, mi sono giunte delle voci. Ho fatto un cenno deciso col braccio:

- Chi va là?

E le due ombre (poiché in due erano) hanno frenato e, d’istinto, alzato le mani. Avranno pensato che impugnassi una pistola.

- Venite sotto la luce! Molto lentamente! – ho intimato, facendo la voce un poco grossa. Loro hanno eseguito e si sono avvicinati.

- Chi siete? E che cosa fate in quest’albergo?

I due, che alla luce mi sono sembrate due facce tranquille, prima si guardano a vicenda e poi tentano di farfugliare qualcosa che però non mi giunge chiaro.

- Parlate più forte! Non sento!

Aggiungo perentorio e, finalmente, i tizi rifarfugliano più forte, come da richiesta.

Rifarfugliano, non so se è giusto, ma di fatto quelli non hanno parlato, non hanno scandito, insomma. Dopo qualche secondo ho capito che si trattava di due muti. Ho chiesto scusa accentuando il mio labiale e aiutandomi con la gestualità. Più tardi è risultato chiaro che si trattasse di due inservienti napoletani impiegati in quell’albergo da molti anni. Al fatto che uno farfugliasse da venti e l’altro da ventitré non ho dato importanza al momento, tuttavia, la cosa mi ha lasciato quel sapore di dubbio che, uno che fa il mio mestiere, non può trascurare. I nomi sono: Cosimo Salvatore detto Coccò, il primo. Franceschino Esposito il secondo, detto Ciccì nell’ambiente. Ho annotato, salutato e me ne sono andato per le mie. Alcuni minuti più tardi ero sul pianerottolo del primo piano. Ho ispezionato tutto l’ispezionabile. Non v’era altro luogo da ispezionare laggiù, al piano terra. Ho fatto proprio un’accuratissima ispezione. Del resto sono un ispettore, no?

- Ma avrò guardato bene proprio dappertutto?

Questo mi sono detto.

Tornato al piano terra, sono entrato nell’ufficio della contabilità. Qualcosa mi ha distratto. Poi ho ritrovato la giusta concentrazione e ho ripreso a ispezionare laddove temevo non lo avessi fatto con la giusta cura. Niente. Non ho rinvenuto niente di interessante. Qualcosa mi ha distratto di nuovo. Questa volta però ho riconosciuto perfettamente quel farfugliar’ per i corridoi. Ho spiato dalla porta semichiusa dell’ufficio e ho riconosciuto i due inservienti che, percorso un tratto di corridoio, si fermano di fronte a uno specchio per un istante, si guardano intorno e poi lo staccano dalla parete, con cura. Qui c’è la sorpresa: un passaggio segreto. Si sono subito infilati dentro riponendo lo specchio al proprio posto, alle loro spalle.

- Minchia!

Ho pensato in un dialetto caro, seppur non mio.

- Minchia!

Ho esclamato successivamente, pur mantenendo bassa la voce.

- Siciliano?

Odo improvvisamente alle mie spalle. Mi volto e scorgo una gran bella donna, velata ma visibile, i veli erano trasparenti. Una donna mora sui trentacinque, coi tratti orientali, bellissima.

Avvicinandomi ho realizzato che, dalla sua posizione, non avrebbe potuto vedere quanto io avessi appena scoperto, il passaggio nella parete.

- Di Catania o di Palermo?

Aggiunge lei con dolcezza. Ed io...

- No! Non sono siciliano… Era tanto per dirla in un’altra maniera... quella cosa…

- Quale cosa?

- Beh, quella cosa lì che allude a… Mah! Le chiedo scusa signora io…

Ho fatto per porgerle la mano ma quella l’ha afferrata e l’ha leccata con fare diabolico. Sono rimasto impietrito.

- La dica ancora… quella cosa lì… signor…

E così dicendo mi ha toccato con una carezza molto sapiente, può facilmente immaginare dove.

- Sono un poliziotto, signora e, in questa situazione qui… ci potrebbero… per favore si fermi!

- Mi chiamo Hamba e sono straniera, signor poliziotto. Ragion per cui, se volesse assumere l’incombenza di controllare il mio permesso di soggiorno… Oh, che sbadata! Si dà il caso che quello io ce l’abbia in camera e quindi …

A quel punto, una voce femminile risuona dagli altoparlanti in filodiffusione.

- Attenzione! La signora Hamba è desiderata in sala lettura! Attenzione! La signora Hamba è desiderata in sala lettura!

La signora corre via regalandomi un’occhiata accattivante e sussurrando il suo numero di stanza:

- Duecentotrentatré...

Sono rimasto imbambolato per qualche istante, poi sono tornato in me.

Avevo in mente il pensiero fisso di entrare in quel passaggio segreto nascosto dallo specchio. Questo ho fatto. Il cunicolo era stretto e, a un certo punto, il passaggio si è fatto molto critico. Sono comunque riuscito ad accedere e passare oltre, motivato e deciso, finchè...  ancora i miei occhi non ci credono! Attraversando una piccola botola, mi sono introdotto in una stanza molto ampia in cui erano stati, diciamo, “ricoverati” i pennuti di tutte le specie e di tutte le taglie. Incredibile! Tutti in gabbie singole: dall’aquila reale alle quaglie; inoltre, galline, tacchini, oche, barbagianni, civette e gufi… e ancora e ancora… Davanti a me c’era una porta. L’ho aperta e poi varcata, lasciando dietro di me il frastuono infernale che immagina. Avanzo nella nuova stanza, che era una specie di laboratorio con strumenti chirurgici e altro. Stavo per scoprire qualcosa. Ne ero certo. E tanto è stato. Delle urla di donna mi hanno fatto balzare repentinamente dentro un’altra cameretta tetra, angusta. C’era un vecchio armadio ed un antico comò in noce su cui una giovane donna, per l’appunto, era stata legata, mani e piedi. Una giovane, credo, sui venticinque. Il suo corpo era stato cosparso da un unguento viscoso dall’odore molto forte. Lei urla e si contorce. Che strazio! Nella stanza c’erano galline e tacchini che svolazzavano ovunque. C’era un tanfo insopportabile. Alcune quaglie hanno approfittato della porta aperta per fuggire. Anche due oche sono fuggite. Inoltre, ho contato, in fuga dalla porta, due tordi e quattro pernici. Due fagiani, invece, si stavano accoppiando sull’armadio, come se niente fosse. Cinque corvi facevano addirittura una specie di orgia in un angolo, questo mi è sembrato. Due barbagianni poco più in là e alcune civette, tre mi pare, erano lì, sul corpo di quella povera ragazza, a fare delle porcate per cui, sicuramente erano state scrupolosamente addestrate da qualcuno. Ho subito tentato di farmi largo tra i pennuti e le piume svolazzanti. Mi è sembrato di essere il protagonista di un film di Hitchcock. Ho scacciato i barbagianni e le civette. I corvi hanno continuato a fare il comodo loro. La fanciulla si è sfogata tra le mie braccia. Ha pianto a lungo. Era nuda e mi ha unto tutto il cappotto. L’ho portata immediatamente fuori dalla stanzetta proteggendola dagli assalti dei volatili sparsi ovunque. Attaccavano anche me quei maledetti. La ragazza mi ha confidato che era per via dell’unguento, un intruglio particolare che li eccitava, mi ha detto. Finalmente riusciamo a lasciare quel dannatissimo posto. Ho coperto la fanciulla col mio cappotto (tanto sarebbe stato comunque inutilizzabile in seguito). Lei s’è rilassata e ha iniziato a parlare, fra i singhiozzi…

- Sono mesi che qualcuno non mi usa tenerezze. Grazie - mi fa, e poi riprende - ora dobbiamo andare a salvare mio padre. Mio padre è il dottor Ferzettini.

- Ferzettini è tuo padre?

- Sì. Facciamo presto per favore!

- Ma allora il dottore non è…

- No! È ancora vivo, ma molto malato ormai. Lo hanno tenuto segregato per tutto questo tempo questi assassini! Io ho cercato di… di… ma loro mi hanno scoperta e mi hanno fatto prigioniera... anche me... e da allora hanno costretto mio padre a fare i suoi esperimenti sugli uccelli minacciando di uccidermi.

- Dov’è, dimmi? Dove tengono tuo padre?

- In sala lettura! Nel passaggio nascosto dietro le ante di una cristalliera. Faccia presto! La prego, è molto malato.

- Ma chi è il responsabile di tutto ciò? Chi?

- Non so chi… ma so che Hamba…

- Hamba è quella donna della duecentotrentatré?

- Sì! Quella è il demonio in persona! Lei e quei due inservienti muti! Credo che stiano alle dipendenze di un’altra donna, Rabah la siriana!

- Rabah? La multimiliardaria Rabah, detta la principessa?

- Sì, proprio lei!

- Porca puttana!

- Sì, è vero!

- Vero cosa?

- Quello che ha detto…

- Che ha detto chi?

- Che ha detto lei, sulla principessa.

- Ma io non ho detto niente sulla principessa…

- Ah, mi scusi allora… Mi era sembrato che la conoscesse bene… Ma faccia qualcosa ora, la prego!

- Ascolta bene! Tu stai qui e chiuditi dentro. Io vado in centrale a chiedere rinforzi. Vedi, sono qui per mia iniziativa e senza autorizzazione. Adesso però, sulla scorta di quanto mi hai rivelato, andrò, otterrò il mandato e…

- E…?

- E tuo padre sarà salvo! Stai qui, sarai al sicuro! Questione di minuti, prometto! ”.

...

- ... Questa è l’ultima cosa che le avevo già detto, comandante!

- Beh, ispettore... lei certamente si rende conto che quanto mi ha esposto sia davvero singolare. Sono assolutamente convinto che il giudice non autorizzerebbe un mandato con questa versione.

- Ma lei almeno mi crede?

- Beh…

- Beh cosa?

- Veramente… non è proprio credibile... faccio fatica io, figuriamoci un giudice ...

- Ah, è così? Bene! Sappiate che lì dentro ci sono delle persone in pericolo e che quel luogo è una fucina di pervertiti maledetti!

- Si calmi per favore! Andremo a fare un controllo ma non come dice lei, caro ispettore…

- Potrebbe essere troppo tardi! Queste organizzazioni sono meteore, oggi agiscono e poi spariscono. Vede, forse si saranno insospettiti, potrebbero sentirsi scoperti. Forse…

- Non insista ispettore! Troppi “forse”! Ci vogliono le prove!

- Come vuole lei comandante, ma…

- Nessun ma! Ora la smetta! Ho detto che qualcosa faremo, ci devo pensare...

- Io l’avverto! Lei sta mettendo in pericolo…

- Ma come si permette? Basta così! Mi dia il distintivo e l’arma, immediatamente! Lei è sospeso! Da ora! E guai a lei se proverà a rientrare in quell’albergo! È uno degli alberghi più prestigiosi della città, per Dio! E i proprietari sono persone ... molto in alto, per capirci. Lei stia lontano da quel posto e adesso... prego, esca da questo ufficio immediatamente! Arrivederci!

...

Sono trascorsi molti anni da quella bufera con il comandante.

Il dottor Ferzettini, gravemente malato, morì due giorni dopo il suo rilascio. Venne rilasciato quella stessa sera dai malviventi insieme a sua figlia. Di quei criminali depravati, invece, come sospettavo, nessuna traccia. Eppure si trattava di un’organizzazione internazionale che al comando aveva la ricercatissima Rabah, in arte, la principessa siriana. La polizia si presentò il giorno seguente. Ci fu una denuncia per maltrattamento di animali a carico del proprietario dell’albergo. Furono ritrovati i cinque corvi, le tre civette e i due barbagianni. Una multa che il “buonuomo” pagò immediatamente dopo la sentenza, aggiungendo anche un assegno con una cifra a nove zeri quale donazione spontanea ad una nota associazione per la tutela degli uccelli. Che farsa!

Ho lasciato il corpo di polizia sbattendo più porte e con la nausea in gola.

Ora faccio un altro lavoro da sette anni. Sono entrato nei Vigilantes, guardia giurata. Meno pressioni, meno stress. Oggi sono qui che vigilo nel parco e fumo la ventesima sigaretta. Ci sono dei bambini che giocano a calcio e altri che fanno la conta per dare inizio a un turno di “nascondino”. Mi avvicino a questi ultimi, senza disturbare, eppure il più grandicello mi lancia un’occhiata, accigliato e sospettoso. Io stempero con un sorriso e mi avvicino ancora un po’. Lui inizia a fare la conta tra i compagni scandendo questa incredibile sequenza: “Hamba Rabah Ciccì Coccò, tre civette sul comò che facevano l'amore con la figlia del dottore, il dottore s’ammalò, Hamba Rabah Ciccì Cooo... ccò!Il ragazzo si ferma col dito puntato sul torace di un suo compagno. Istintivamente lo interrompo.

- Ehi ehi ehi ! Fermo lì! Che cosa hai detto? Che cos’era quella filastrocca?

Resta muto per qualche secondo, giusto il tempo necessario per rendermi conto di quanto davvero incredibile sia il fatto a cui sto assistendo.

- Questa è la conta! Serve per decidere chi fa il palo e chi si nasconde.

- Bene, va bene... E come l’hai imparata questa conta?

- L’ho imparata da mio padre. Lui è il comandante della stazione di polizia del Tornello.

- Ah...! Ma guarda tu che coincidenza! Tu sei il figlio di quel ... mmm ... del comandante De Fonzis?

- Sì! L’ho imparata quando sono andato a trovarlo in ufficio. Ci vado spesso a trovarlo. Lui fa questa conta tutti i giorni con i colleghi per decidere chi deve offrire il caffè. E alla fine, tutti ridono... Ma tu come lo conosci?

Mi viene voglia di spaccare il mondo per la rabbia, tuttavia, mi limito a rispondere mantenendomi garbato.

- Eh, una storia lunga, lasciamo stare... 

Faccio un respiro profondo per necessità. Poi mi rivolgo ancora al ragazzo che continua a fissarmi un poco interdetto, come anche tutti gli altri.

- Comunque, tuo padre deve aver capito male e, purtroppo, non solo lui, a quanto pare. La storia non è andata proprio così giovanotto. Io c’ero in quel posto maledetto, io c’ero! Le civette, in realtà, facevano... diciamo... facevano l’amore “sulla” figlia del dottore e non “con” la figlia del dottore, capito? Gli uccelli si accoppiano tra loro e non con gli umani! Ragazzi, io c’ero! Vedete, i fatti si svolsero in un modo davvero molto complesso e se voi avrete un po’ di pazienza io potrei dirvi come. Così, tu potrai riferire la versione reale a tuo padre e anche comunicargli che te l’ho detto io...

Lui continua a fissarmi ma, con qualche dubbio in più nello sguardo.

Faccio per dargli una pacca amichevole ma quello, tra un’occhiata di assoluto dissenso e una risatina di pietà che contagia anche gli amici, continua per le sue.

- Dai signore! Facci giocare in pace, su! Allora, Giacomo al palo e noi ci nascondiamo. Pronti... Via!

E si disperdono di corsa in tutte le direzioni. Tutti tranne Giacomo, il palo.

6 commenti:

  1. Ciao Egale, tra i racconti letti questo è quello che più degli altri mi ha coinvolto. Il depistaggio del lettore (io nell'occasione) è secondo me l'ingrediente segreto speciale.
    Devo ammettere che per assonanza mi cominciavano ad essere famigliari i nomi che hanno poi generato il senso del racconto ma certo non li associavo alla filastrocca che, penso, tutti almeno due volte nella vita abbiamo sentito!
    Effetto del racconto...
    ...0,76 secondi di silenzio con gli occhi fissi sulla pagina, istantaneo accenno ad un sorriso in crescendo fino a diventare una vera e propria "risata d cor" man mano che il mio cervello metteva in ordine ciò che Tu hai mischiato.
    Sai cosa c'è però di incredibile? Dopo aver letto il racconto, la filastrocca, prima solo un insieme di parole quasi senza senso è diventata una specie di immagine dei tre criminali e del loro crimine.
    Dovesse un giorno capitare di dover fare "la conta" certamente mi verrebbe...
    ..."passa Paperino con la pipa in bocca, guai a chi la tocca..."😂😂😂😂
    Grazie, mi è piaciuto parecchio.
    Al prossimo racconto Egale...


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  2. Vidi una rappresentazione di questa filastrocca a disegno tempo fa e mi lasciò stupito del fatto che molte volte diamo poco conto alle parole. Dopo questo racconto avrò un immagine ancora piu surreale in mente ogni qualvolta che la ascolterò.

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  3. Egale, la tua smisurata fantasia mi ha fatto tornare alla mente una vecchia filastrocca dei nostri nonni, Dindolò Catena. A me è sempre sembrata "normale" per abitudine, ma quando un giorno l'ho cantata a Tommaso piccolissimo, mio marito, da buon romano, è rimasto sconvolto �� A volte le filastrocche per i bambini nascondono una crudezza quasi incomprensibile. Un saluto e complimenti, da grande dovresti fare lo scrittore

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    1. Grazie Flavia. Hai ragione sulle filastrocche.Terrò conto del consiglio. Ti consiglierei anche di leggere "I gemelli Furlan". Più o meno stesso genere. Abbraccio

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